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giovedì 6 giugno 2013

Svezzamento: passaggio dal liquido al solido

Per la crescita corretta del neonato, bisogna curare attentamente la sua alimentazione. Particolarmente delicato è il momento del passaggio da sostanze liquide a quelle solide con l'introduzione di nuovi cibi.
- Dai 4 ai 6 mesi: le prime pappe dovrebbero essere introdotte nell'alimentazione del bambino intorno ai 4 mesi, senza per questo rinunciare alle poppate sia che la mamma allatti il piccolo al seno o con il biberon. All'inizio, almeno fino al 5/6° mese, gli alimenti, mele, zucchine, carote, patate, dovrebbero essere offerte al piccino sotto forma di frullato o omogeneizzato, in modo tale che la differenza di consistenza tra il latte (liquido) e gli alimenti (solidi) sia per il bimbo quasi impercettibile.

- Dai 6 ai 7 mesi: dopo il 6° mese la mamma può introdurre nell'alimentazione del bambino cibi con una certa consistenza, per esempio la carne. Perfetti gli omogeneizzati, ma per una preparazione casalinga, consigliabile optare per la carne frullata o macinata, offerta sottoforma di polpette o hamburger. Da evitare, invece, la carne eccessivamente fibrosa che potrebbe essere mal digerita dal bimbo.

- Dopo gli 8 mesi: il passaggio vero e proprio da un'alimentazione liquida a una solida avviene, generalmente, dopo l'8° mese, quando comunque il bambino ha già messo alcuni dentini. Il passaggio deve essere molto graduale. Sì, quindi, allo spezzettamento del cibo in modo che il piccolo possa inghiottirlo anche senza masticarlo, facendo attenzione, però, che lo abbia deglutito. Perfetta, in questo senso, la pastina, i pezzetti di mela cotta, le verdure sminuzzate.

Da introdurre con cautela
- Le uova: altamente allergizzanti, le uova vanno inserite nell'alimentazione solo dopo l'anno e, comunque, con molta cautela. Le prime volte, quindi, date al bambino un cucchino di tuorlo e aspettate qualche giorno per controllare che non si verifichino reazioni allergiche. In caso negativo, passate al tuorlo intero e, infine, all'albume. Solo quando avrete la certezza che il piccino tollera bene le uova, proponetegli una frittata (cotta, magari, nel forno).
- Pomodori: anche i pomodori possono scatenare reazioni allergiche piuttosto violente. Vanno, quindi, inseriti nell'alimentazione piuttosto tardi, dopo gli 11 mesi, a piccole dosi. Fino a quando non si ha la certezza che il fisico del bambino non ne è disturbato. A quel punto, si può proporre al piccino un piatto di pastina condita con pomodoro fresco e un goccio di olio d'oliva.

- Crostacei: se il pesce è, generalmente, ben tollerato dai piccolissimi e, anzi, risulta un alimento prezioso per variare la loro dieta già a partire dal 7° mese, i crostacei potrebbero causare qualche problema. Vanno, quindi, introdotti con moderazione e, comunque, dopo i 7 mesi anche perché il loro gusto è spesso non gradito ai bimbi.

- Frutta secca: non è un alimento indispensabile nell'alimentazione del bambino. Ecco perché è meglio ritardarne quanto più possibile l'introduzione dal momento che, soprattutto per quanto riguarda le nocciole, la frutta secca può provocare fortissime reazioni allergiche.

Niente sale nelle pappe dei neonati

I primi anni di vita di un bambino sono decisivi per lo sviluppo del senso del gusto, incidono sia sulle preferenze, sia sul suo comportamento alimentare futuro.

Per esaltare il gusto di una pietanza è nostra abitudine quella di ricorrere all’uso del sale. Senza rendercene conto ne usiamo dosi decisamente superiori al nostro fabbisogno. Ricadiamo in questa cattiva abitudine anche quando prepariamo le pappe dei bambini, in quanto, nel condire l’alimento ci regoliamo in base al nostro gusto personale, sottovalutando che i neonati hanno un senso del gusto decisamente diverso dal nostro.
Almeno fino al secondo anno di vita il bambino dovrebbe essere nutrito con alimenti privi di sale, soprattutto perché non si dovrebbe sovraccaricare di lavoro i reni, che non sono completamente ben sviluppati e, quindi, non ancora del tutto capaci di eliminarlo. L’assenza di questo esaltatore di sapidità nelle pappe permetterà al bimbo di crescere senza alcuna dipendenza dai cibi salati, verrà educato al gusto e imparerà a distinguere e riconoscere i diversi ed autentici sapori; inoltre, rappresenterà anche un’ottima arma di prevenzione nei confronti di alcune patologie.

Il sodio contenuto nel sale è importante per il mantenimento del nostro stato di salute, in quanto svolge diverse funzioni: partecipa all’equilibrio acido-base; alla regolazione dell’eccitabilità muscolare; alla regolazione del bilancio idrico; al mantenimento della pressione osmotica dei liquidi corporei. Il problema nasce nel momento in cui si eccede nell’assunzione.

Un recente studio condotto a Philadelphia e pubblicato sull'American Journal of Clinical ha spiegato l’importanza di non somministrare cibi salati, soprattutto nei primi anni di vita. La ricerca si è basata sulla somministrazione di acqua contenente concentrazioni diverse di sale a un gruppo di sessanta neonati. Parallelamente, sono state annotate le scelte alimentari seguite dai genitori per l’alimentazione dei propri bambini durante i mesi di svolgimento della ricerca. In questa prima parte dell’indagine si è osservato come i neonati non preferivano le soluzioni salate e, addirittura, rifiutavano quelle con maggiori concentrazioni saline. Lo stesso esperimento è stato ripetuto quando i bambini aveva raggiunto i 6 mesi di vita. I risultati questa volta sono stati diversi: i bambini nella cui alimentazione era stato aggiunto il sale e che, inoltre, facevano uso di pane, cracker e cereali, gradivano l’acqua addizionata di sale che gli era stata proposta. I pochi bambini che invece continuavano a rifiutare l’acqua salata erano quelli che mangiavano più frutta sia a merenda che a colazione rispetto agli altri. Non dobbiamo dimenticare come tutti gli alimenti apportano naturalmente sale nell’organismo, quindi, l’aggiunta è superflua. Se a questa dose aggiungiamo quella che assumiamo mangiando soprattutto alimenti già pronti, specialmente a base di cereali come zuppe e minestre, noteremo che la quantità di sale assunto è decisamente superiore al nostro fabbisogno e alla capacità dei reni di eliminarlo giornalmente.

In media, in condizioni normali, i reni eliminano da 0,1 a 0,6 g di sodio al giorno. Sono anche numerosi gli studi che hanno dimostrato che l’uso eccessivo di sale crea una vera e propria dipendenza simile a quella data dall’uso di una droga. Questa condizione porta inevitabilmente all’abuso nel consumo, aumentando il rischio di insorgenza di patologie renali e dell’apparato cardiocircolatorio.

Per vivere serenamente lo svezzamento, le parole d’ordine devono essere pazienza e gradualità

Per molti fila liscio, ma per qualcuno significa fine dell’idillio con il figlio e inizio di rifiuti, bocche chiuse e cibo sputato. Con nervosismo, ansie e insicurezze per entrambi. Durante lo svezzamento è fondamentale agire in modo da aiutare il piccolo a sviluppare un buon rapporto con il cibo e impostare uno stile alimentare corretto. In poche parole, a mangiare con piacere e quando ha fame. Come farlo? Lo abbiamo chiesto a Cristina Bertanza, pediatra a Milano.

Come e quando iniziare con il cibo solido?
Non prima del quarto mese e non oltre il settimo: si può iniziare con qualche cucchiaio di frutta frullata o di crema di riso, per poi arrivare a un pasto vero e proprio intorno al sesto mese. Per vivere serenamente il passaggio dal latte all’alimentazione solida, le parole d’ordine devono essere pazienza e gradualità. Gli alimenti e i sapori nuovi vanno proposti al piccolo senza fretta, rispettando i suoi tempi e i suoi gusti. La pappa è un’esperienza nuova: per i sapori e la consistenza del cibo, ma anche per il cucchiaino e per il seggiolone. È importante cominciare in una situazione di buona salute e relax per mamma e figlio e dedicare il giusto tempo alla pappa. Per rendere il momento più piacevole è meglio far mangiare il piccolo prima degli adulti; e per evitare che arrivi al pasto troppo affamato, è bene anticipare di una mezz’ora rispetto alla poppata. Se ha molta fame e qualcosa va storto, potrebbe innervosirsi e rifiutare il cibo. In generale, è bene cominciare con qualche assaggio: se dimostra di gradire si continua, ma se il rifiuto è deciso è meglio lasciar perdere. Il giorno successivo si riprova con piccoli assaggi.

Cibi preparati in casa o già pronti?
Le preparazioni industriali assicurano un alto standard igienico-sanitario e, grazie ai controlli molto rigorosi della filiera, gli ingredienti sono di ottima qualità. Ma se la mamma ha tempo, può preparare in casa i pasti. Nei primi mesi di svezzamento si può cucinare la carne bianca (pollo, coniglio e tacchino), dopo il 9° mese s'inserisce nel menu anche la carne di maiale e il tuorlo d’uovo. È importante fare tutto con gradualità, non avere fretta e lasciare al piccolo il tempo di abituarsi ai sapori nuovi.


Le raccomandazione dell’OMS
L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha diffuso recentemente le linee guida sull'alimentazione complementare dei bambini allattati al seno. Ecco i punti salienti. Durante lo svezzamento, continuate ad allattare al seno (se è possibile, anche fino a due anni, dicono gli esperti); incoraggiare i bambini, senza forzarli; aumentare gradualmente la consistenza e la gradualità degli alimenti; cercare di variare il più possibile gli alimenti; praticare una buona igiene, servendo i cibi immediatamente dopo la preparazione. Quando il bambino è malato, aumentare l'apporto di liquidi, anche attraverso un allattamento più frequente; durante la convalescenza, offrire cibo più frequentemente.

Non esagerare con la carne
Nei i primi due anni di vita del bambino, è bene non esagerare con le proteine animali: secondo molti studi scientifici, infatti, troppa carne favorisce l’obesità. Con un abbondante cucchiaio di grana nella pappa, ricco di proteine (35 per 100 g, contro i 20 della carne) non c’è bisogno di fargli mangiare il secondo. Quando si comincia a introdurre la carne, abbiate l'accortezza di alternarla ad altre fonti proteiche, come formaggi (ricotta, crescenza, caprino), pesce, uova. Non dimenticate i legumi: lenticchie, ceci e fagioli contengono proteine vegetali e sono poveri di grassi. Vanno abbinati sempre alla pastina (per farne un piatto completo) senza esagerare con le quantità

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