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domenica 8 settembre 2013

I trucchi infallibili per far addormentare un bambino

Miss S ha smesso di svegliarsi la notte dall’età di 31 giorni. L’allattavo alle 23 e poi alle 8 del mattino, una favola. Miss A ha fatto lo stesso dai quattro mesi in avanti. Sono una privilegiata, lo so. In compenso, ora che sono cresciute, le cose sono un po’ cambiate: a Miss S basta la lettura di un capitolo del suo libro preferito per poi accoccolarsi da sola nel lettini, Miss A richiede quasi un’ora di ninna-nanna. Bilancio? Non so se esistono trucchi per far addormentare un bambino. Di certo anche i piccoli hanno il loro bioritmo: c’è chi ha una maggiore attitudine al sonno, chi si addormenta con semplicità e chi è più nervoso. Il consiglio generale è «chi ben comincia è a metà dell’opera». Ovvero, abitare fin da piccoli i bambini ad addormentarsi da soli, nel proprio lettino.
 
Se si seguono alcuni rituali, i neonati di solito reagiscono bene: mettere luci soffuse dopo cena, evitare rumori forti e schiamazzi e di eccitarli con storie troppo fantasiose o con canzoni troppo allegre. Meglio seguire uno schema fisso: tipo bagnetto, pappa, ruttino, ninna-nanna, culla. I piccoli adorano la routine. Quando diventano più grandini si può aggiungere il rito del ‘saluto dei giocattoli’, per far capire loro che è giunto il momento del riposo. Anche in questo caso, tenere in casa luci basse. Lo mettete in culla è piange subito dopo? Controllate che non sia sudato, che non abbia caldo/freddo, che il pannolino sia pulito (nel caso cambiatelo), poi accarezzatelo e tornate a letto. Se piange ancora, andate nella sua cameretta, fatevi vedere, rassicuratelo ma non prendetelo in braccio o sarà la fine. Il metodo è un po’ tosto (alcune madri-dal-cuore-tenero non lo reggono) ma funziona. Testato su vari amici.

martedì 18 giugno 2013

Regole da seguire in gravidanza per la salute della mamma e del bambino

Non sono regole normate da qualche governo o sottoscritte da importanti associazioni di ostetrici o ginecologi, ma sono regole nate con l’esperienza per poter sopravvivere in un momento veramente magico ed emozionante come quello della gravidanza, in cui tutti si sentono in diritto di dire la propria opinione. Ricordate che nessuno può conoscere meglio di voi stesse il vostro corpo e il vostro futuro bambino.
La legge italiana tutela la gravida e il nascituro garantendo tutti i controlli gratuiti gli esami fondamentali da eseguire durante la gestazione.

Ecco le 10 regole da seguire per avere una gravidanza perfetta:
Ecco le 10 regole da seguire per avere una gravidanza perfetta:
  1. Evitare la sciatteria: non trascurarsi e non lasciar andare né il proprio corpo né la propria mente
  2. La gravidanza non è una malattia, ma un evento fisiologico della vita di una donna
  3. Se non ci sono particolari indicazioni mediche, nessuno sport o attività sono strettamente controindicati in gravidanza, anzi: una costante attività sportiva può giovare a madre e feto
  4. Non si deve mangiare per 2, bensì 2 volte meglio utilizzando una dieta varia ed equilibrata. Eccezione consentita le limitazioni imposte dalla recettività alla toxoplasmosi
  5. Essere “gravide” vi rende particolarmente soggette alle opinioni delle persone che vi circondano: ricordate che non tutto ciò che “mi è stato detto” o è frutto di esperienze personali corrisponde sempre e perfettamente alla realtà. Funzionate da filtro per sopravvivere
  6. Ciascuna gravidanza è differente da un’altra e ogni gravidanza è diversa dalle successive: utilizzate le esperienze ma non lasciatevi condizionare
  7. E´ diritto/dovere della donna essere seguita durante la gestazione per tutelare la sua salute e quella del nascituro.  Esami ed ecografie routinarie sono garantiti gratuitamente dal SSN, come anche l’assistenza e l’anonimato a tutte le donne gravide che hanno deciso di non riconoscere il loro bambino
  8. Il concetto di “salute” viene definito come il benessere psico-fisico di un individuo: in una gravidanza, la fisiologia del suo svolgersi è fondamentale come la serenità mentale della futura mamma, per garantire una precoce interazione tra madre e feto.
  9. Una corretta igiene personale è l’ABC della prevenzione delle complicazioni
  10. La maternità (e la paternità) è tutelata in ambito lavorativo da molte normative: informatevi  sui vostri diritti per non essere vittime di soprusi

Parto prematuro: i sintomi principali

Il parto prematuro avviene prima della 37a settimana di gravidanza quando il bambino ha ancora l'apparato respiratorio non completamente formato. Si tratta, quindi, di una situazione estremamente rischiosa per la vita del neonato. Nel parto prematuro, i pricipali sintomi sono rappresentati da: contrazionio dolori al basso ventre di intensità variabile, perditie vaginali e nei casi estremi la rottura delle acque.

Come si manifesta il parto prematuro

Il parto prematuro, o parto pretermine, avviene prima della 37a settimana di gestazione e rappresenta una situazione rischiosa sia per la mamma sia per il bambino soprattutto se avviene i neonati molto prematuri, i quali sono altamente a rischio di soffrire di gravi problemi cerebrali, digestivi e soprattutto respiratori. Inoltre la mortalità nei primi giorni di vita è molto alta. Questi neonati se superano la fase critica rischiano anche di avere problemi anche una volta cresciuti, ad esempio ritardo nello sviluppo e problemi nell’apprendimento. Il parto prematuro è più frequente nelle mamme molto giovani (meno di venti anni) e in quelle più mature (sopra trentotto anni).

Il parto prematuro è accompagnato da sintomi e in particolare da contrazioni che si presentano in genere ogni dieci minuti o con una frequenza maggiore. Spesso sono dolorose e devono subito allarmare la mamma che deve recarsi in ospedale. In altri casi le contrazioni possono essere sporadiche o possono presentarsi come un indurimento dell’addome accompagnato da mal di schiena e da senso di peso al basso ventre.

Possono essere presenti emorragie, sintomo di un distacco di placenta alla base del parto prematuro. L'emorragia può anche non essere abbondante, ma è quasi sempre accompagnata da dolori e contrazioni.
La minaccia di parto prematuro può presentarsi anche con la "rottura delle acque" (membrane amniocoriali) con perdita di liquido amniotico trasparente o verde. In questo caso è richiesto un ricovero urgente.

Sintomi principali del parto prematuro

Il parto prematuro, accompagnato da particolari sintomi, è una situazione di grave rischio per la madre e il bambino. I sintomi che devono mettere in allarme i futuri genitori sono rappresentati da contrazioni (dolorose ma anche più lievi), mal di schiena, emorragie e la rottura delle borse amniotiche. Queste condizioni richiedono il ricovero immediato.

Depressione post-parto, si prevederà dal sangue

Presto potremo prevedere il rischio di incorrere nella "baby blues", la depressione che coglie una neomamma su sette subito dopo il parto, le cui forme più gravi possono anche diventare psicosi vere e proprie. Un semplice test del sangue potrebbe infatti anticipare il pericolo di restarne vittima.
A un test che potrebbe essere davvero rivoluzionario, sta lavorando il team di Dimitris Grammatopoulos, della Warwick Medical School (Gran Bretagna), che ha presentato i risultati del suo gruppo all'ultimo International Congress of Endocrinology di Firenze. 
Lo studio
Il lavoro ha coinvolto un gruppo di 200 donne seguite prima e dopo il parto, e ha permesso di scoprire che il pericolo di sviluppare la "baby blues" è in qualche modo scritto nel Dna: le donne predisposte alla depressione post-parto - hanno concluso gli autori - sembrano avere maggiori probabilità di presentare nel proprio corredo genetico particolari varianti di 2 geni interruttori cruciali nella risposta allo stress, poiché regolano la produzione di 2 recettori che a loro volta controllano l'attività dell'asse ipotalamo-ipofisario.

Speranze future
Grammatopoulos e i suoi colleghi intendono approfondire i risultati di questa ricerca attraverso uno studio più ampio e multicentrico, che coinvolga anche altre strutture britanniche a Coventry, Birmingham e Londra.
"Crediamo di avere fatto una scoperta con importanti implicazioni cliniche e sociali", ha commentato Grammatopoulos, "se si riuscissero a identificare più facilmente le donne che rischiano la depressione post-parto, queste pazienti potrebbero essere trattate prima e con terapie appropriate".

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